Un paio di giorni fà ho deciso di dedicare parte del mio tempo ad una attività ingrata seppur necessaria in questo periodo di cambio stagionale, e quindi con diligente rassegnazione ho messo mano ai capi estivi del mio armadio per invertirli con quelli (ahimè!) invernali decisamente più idonei ai rigori correnti. Amando il caldo e la luce del sole, mi spiace sempre un pò salutare l’estate congedandomi anche da tutto l’abbigliamento fresco, colorato e leggero che ne è simbolo; tuttavia mi spiace ancor di più battere i denti dal freddo e perciò era doveroso iniziassi a salire la china degli ingombranti golfini di lana.
Quest’anno in particolare ho adempiuto al “rituale” con grande efficacia e poco investimento di tempo, e non ne nascondo la meraviglia visto che vantavo mia figlia Isabella come assistente personale assolutamente fedele…e totalmente distraente (“Mamma che bella questa gonna! me la regali?!“; “Mamma posso provare quella sciarpa?“…e ancor prima che finisse la domanda la sciarpa era trasformata in un turbante sulla sua testa). Mentre impilavo, riordinavo e sistemavo (con Isabella che risistemava tutto a modo suo ;-)), mi sono resa conto di quanto sia stato utile negli anni passati liberarmi di un buon numero di indumenti inutilizzati che pur non mettendo da tempo immemorabile, per vaghe ragioni continuavo a custodirei in varie parti – oltre che nello spazio fisico anche nella mia mente – a prendere polvere.
Abiti di mia mamma, abiti di mia sorella, abiti miei…tutto databile a circa 10-20 anni fà: l’idea che potessero tornare di moda, che fossero di indubbia qualità e che in una qualche maniera prima o poi si sarebbero rivelati utili mi ha sempre fatto temporeggiare, e così credendo ho finito con l’ingombrare l’armadio di cose del tutto immettibili togliendo inevitabilmente spazio a quelle portabili. Questa abitudine indiscriminata all’accumulo si è confermata altamente controproducente e poco efficace: non solo periodicamente mi sono ritrovata a “smuovere” chili di roba vecchia e ormai inutile, non solo ho ingombrato malamente lo spazio del mio armadio perdendo di vista ciò che di essenziale e utile effettivamente c’era, ma ad un livello di significato più profondo e simbolico stavo manifestando l’incapacità di volgermi al presente con fiducia e tranquillità…di lasciare andare serenamente il mio passato e onestamente, quanto è possibile incedere con sicurezza verso il futuro se continuiamo a trattenere lo sguardo in direzione ciò che è alle nostre spalle?
In effetti, una semplice pratica come quella del cambio del guardaroba può rivelarsi una metafora potente e significativa per la vita personale; a ben pensare, ogni volta che manchiamo di risolvere il nostro passato per lasciarlo andare stiamo anche:
- affaticando le nostre energie fisiche e mentali riducendo l’efficacia quotidiana.
- creando confusione nell’occhio della nostra mente rischiando di divenire ciechi alle occasioni del presente.
Ed è proprio questo che vogliamo? inoltre quanto ne siamo consapevoli? A questo proposito ho trovato molto interessanti le parole di una scrittrice statunitense di fama internazionale, Louise Hay, da cui ho tratto ottimi spunti durante la progettazione del mio corso 4You:
Per fare spazio al nuovo (sia che si tratti di nuovi vestiti, di nuovi pensieri o di nuove idee), dobbiamo lasciare andare quello che è vecchio e sorpassato.
Fare spazio al nuovo, lasciando andare ciò che è vecchio…: ci avevi mai pensato? Aggiungerei altre domande per ulteriori riflessioni:
- Che significato ha per te la parola “cambiamento”?
- In che misura nella tua vita stai creando spazio per ciò che è “nuovo”? Che significato ha per te il “passato”?
- Quanto realmente ti adoperi per lasciare andare il passato e aprirti al presente ed al futuro?
Quando risponderai, mi raccomando abbi cura di esserti osservato anche dopo che hai messo mano nel tuo armadio e poi…sappimi dire!
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