Spogliatoio femminile della piscina; mentre aspetto che Isabella mi raggiunga al termine della sua doccia, fanno ingresso in accappatoio anche un’altra mamma con sua figlia (quest’ultima di circa otto-nove anni). Non appena si approssimano ai loro armadietti (adiacenti a quello di Isabella), sento distintamente che la signora ricorda alla figlia la necessità per entrambe di prepararsi e rivestirsi con una certa velocità perché di lì a breve avrebbero avuto un impegno per il quale diversamente rischiavano di tardare.
Nel giro di 10 minuti la signora in questione è già pronta, e si mette silenziosamente in attesa della figlia sedendosi sulla panca dello spogliatoio con un tablet (computer portatile) in mano; passano altri 5 minuti, ed anche la ragazzina è perfettamente vestita con lo zaino personale infilato sulle spalle. A quel punto noto che la madre continua a restare seduta e non fà cenno di alzare gli occhi dal suo tablet; la ragazzina invece dà una rapida occhiata tutto attorno e si dirige verso una amica con cui inizia a chiacchierare.
Passano altri minuti (durante i quali peraltro arriva anche mia figlia isabella) e sobbalzando la signora mette via quanto aveva per le mani, chiude la sua borsa e si alza di gran impeto; gira lo spogliatoio con gli occhi in cerca della figlia, e una volta vista la chiama per nome ad alta voce dicendole frasi del tipo “stiamo facendo tardi! ti avevo detto di essere veloce e per tutta risposta ti sei persino fermata a chiacchierare con la tua amica! lo vedi che ore sono adesso?! io è da ben 15 minuti che ti sto aspettando! il mondo è fatto per le persone che sono sveglie, ed è ora che anche tu ti svegli! ti devi svegliare e ti devi muovere se non vuoi arrivare sempre tardi per tutto!!“. La ragazzina dice timidamente di essersi sbrigata, e con le mani in tasca segue la madre verso l’uscita.
La scena mi ha riportato alla mente la frase che trascrivo di seguito:
Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmo prima esaminarlo bene e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.
Carl Gustav Jung
Quante volte noi genitori pretendiamo di insegnare (e pretendiamo di essere maestri efficaci), tuttavia mancando di creare connessione e coerenza tra il livello puramente teorico e quello concreto dei fatti? Nella situazione che vi ho appena descritto, trovate sia logico predicare fretta e urgenza ai figli se poi siamo proprio noi genitori che perdiamo il senso del tempo assorbiti da un tablet per le mani? Chi veramente aveva bisogno di svegliarsi?
Stando in argomento e a proposito di puntualità, é molto interessante quanto osservi invariabilmente capitare a mio figlio tutti i giorni prima che vada a scuola. Solitamente Tommaso esce di casa accompagnato in macchina da suo papà o in alternativa da suo nonno, e gli è perfettamente chiaro (perchè sperimentato) quanto lo stile di guida di sua papà sia differente rispetto a quello di suo nonno: più rapido e dinamico il primo, più posato e calmo il secondo. Con suo papà al volante Tommaso arriva a scuola in circa 15 minuti, con suo nonno invece di minuti ne occorrono approssimativamente 25. Bene, chissà come mai quando Tommaso va a scuola accompagnato dal nonno tempo 10 minuti e ha già finito la colazione; quando invece sa che ad accompagnarlo è suo papà quasi non gli basta il doppio del tempo! Che coincidenza, vero?
Quanto a me, più di una volta mi è capitato di dover uscire coi miei figli e di ritrovarmi sulla soglia di casa, già con le chiavi in mano e…assolutamente sola!, ovvero con entrambi i bambini ancora in calzini e maglietta persi nei loro affari ludici. Sapete come ho risolto la situazione? Creando coerenza tra parole e azioni: quindi se dico che dobbiamo uscire di casa, io per prima evito poi di trattenermi sulla soglia argomentando parole su parole e semplicemente apro l’uscio e comincio ad avviarmi. Vi assicuro che le prime volte che l’ho fatto mi sono congedata da due bambini assolutamente sbalorditi…e assolutamente indaffarati nell’intento di raggiungermi nel minor tempo possibile! Un pò come se dovessimo prendere un aereo, e continuassero a sollecitare il nostro imbarco senza peraltro ordinare il decollo del velivolo fintanto che noi non fossimo saliti; possono pure cambiare tono e frequenza delle chiamate a nostro appello, ma dopotutto chi ce lo fa fare di affrettarci? a meno che ovviamente la situazione cambi, e magari cominciassimo a vedere il mezzo girare sulla pista di rullaggio…
I nostri figli non sono solo un riflesso dei nostri geni e dei nostri tratti somatici, e sarebbe riduttivo credere di aver trasmesso loro unicamente della “biologia”; impariamo piuttosto ad osservarli con profonda attenzione (come suggerisce Jung), consapevoli che il nostro occhio starà osservando molta parte proprio di noi stessi oltre che del modello educativo che stiamo offrendo.
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