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Mentre stavo scrivendo il titolo di questo post, mi veniva in mente l’omonima e leggendaria canzone cantata da Frank Sinatra alla fine degli anni ’70 (e subito in onda nella mia mente come ritornello): 

La conoscete anche voi vero? 😉

Oggi parlo di New York perchè sono in partenza per la grande mela: tempo 24 ore e per i prossimi 6 giorni sarò a spasso per le vie della metropoli in compagnia di Lisa, una cara amica conosciuta proprio durante i 2 anni di Corso di Formazione attraverso cui ho ottenuto la certificazione di Master in Pnl. Ovviamente non trascurerò il Blog (ho già programmato la pubblicazione del prossimo articolo), e cercherò di fare arrivare qualche foto in itinere tramite le mie pagine personali di Facebook e Twitter: insomma, mi attiverò il possibile per mantenere i contatti e non disperdermi totalmente tra vie, parchi, monumenti e negozi della città!

Lo ammetto: per quanto sia assolutamente elettrizzata all’idea domani di essere da tutt’altra parte ed in tutt’altro contesto (non solo in termini di geografia quanto soprattutto di cultura), il fatto che parta 6 giorni per un viaggio oltre oceano non è poi questa grande notizia: voglio dire, chi di noi non ha mai organizzato esperienze di questo e altro tipo? Tuttavia c’è un aspetto interessante, che è poi quello di cui vi voglio parlare in questo post: durante il corso di educazione ai figli tenuto l’anno scorso in collaborazione con il Comune di Castiglione delle Stiviere, ricordo l’interesse della maggior parte dei presenti (per lo più genitori) per il taglio dato a ciascuna delle tre serate convenute: perchè anzichè parlare subito delle possibili necessità ed esigenze dei bambini/ragazzi, ho ribaltato la prospettiva iniziando piuttosto con l’esplorare le necessità ed esigenze proprio dei genitori (necessità ahimè spesso ampiamente trascurate quando addirittura del tutto ignorate, come mi hanno poi confermato i presenti).

“Un momento: stiamo parlando delle mie esigenze ancor prima che di quelle dei miei figli? stiamo mettendo in risalto ciò di cui ho bisogno io come persona, per poi e solo poi arrivare al modo in cui potrei adoperarmi per gli altri (nello specifico appunto figli e famiglia)?”.

Assolutamente si! Pensiamoci bene: come possiamo offrire ciò che per primi non possediamo? come possiamo offrire serenità, attenzione e dedizione agli altri, se per primi non abbiamo portato tutte queste qualità dentro di noi e non mostriamo di possederle attraverso il nostro esempio? come possiamo parlare di ciò che non conosciamo e che stiamo disattendendo proprio per noi stessi? saremmo coerenti? inoltre, quanto realmente efficaci?  Se conservate ancora qualche dubbio sulla bontà di questo punto di vista, prestate attenzione all’impatto positivo che il vostro buonumore è in grado di esercitare ad ogni livello delle vostre relazioni (partner, figli, colleghi, etc.), così come viceversa all’impatto pesantemente negativo di stati d’animo carichi di stress e  preoccupazioni: siete dunque sicuri che la qualità di ciò che portate agli altri non dipenda ampiamente dalla qualità di ciò che in primis avete portato a voi stessi, a partire per esempio dal soddisfacimento dei vostri bisogni ed esigenze in quanto persone (ancor prima che: genitori, amici, partner, dipendenti, mogli, mariti, etc.)?

Se penso a mia mamma ed alla generazione che mi ha preceduto, mi rendo conto che rispetto a quell’epoca sto proponendo un netto cambio di paradigma: mai e poi mai mia madre sarebbe partita per un viaggio di qualche giorno con una sua amica! e mai e poi mai i miei genitori sono partiti da soli nemmeno per un viaggetto romantico. Considerando mia madre da donna a donna, ho sempre avuto la sensazione che per le ci fossimo in primis io e mia sorella (le sue figlie), e tutto il resto assolutamente a seguire (lei stessa compresa). Per quanto mi riguarda invece ci sono Tommaso ed Isabella (i miei figli), ed io insieme a loro: io insieme a loro (nè prima, nè dopo) perché ritengo che avere cura di loro significhi avere cura proprio di me stessa; perché se voglio insegnare loro ad ascoltare e rispettare le proprie esigenze, devo io per prima darne esempio mostrando di fare altrettanto con me stessa. Io insieme a loro perché la cura di me stessa è un mezzo, una strada per arrivare ad aver cura di loro, e non è una strategia sterile, egoistica e fine a se stessa.

Ecco quindi che ho organizzato questo viaggio per domani (definendo contestualmente anche il loro viaggio, la loro esperienza qui a casa senza di me!), ed ecco che soprattutto ho concepito la possibilità di questo viaggio senza di loro e con una cara amica per partner. Io e la mia amica; noi due sole e NY…punto! Era esattamente un’esperienza che mi proponevo di fare, e vi assicuro che dati i miei trascorsi di mamma super accentratrice, mi stringo la mano e mi faccio i complimenti per il cambiamento 😀

Perciò adesso mi rivolgo a quel 95% di presenti (soprattutto educatori e genitori)…e non solo, che durante le serate di corso organizzate l’anno scorso, hanno risposto con mesti dinieghi e occhi rivolti verso il basso a domande del tipo:

  • quand’è stata l’ultima volta che avete ricavato del tempo per voi e per i vostri interessi?
  • quand’è stata l’ultima volta che avete organizzato una cena tête-à-tête con il vostro partner?
  • quanto tempo e quanto spazio dedicate a voi come persone, come individui…prescindendo dal vostro ruolo di genitori?

E a loro dedico queste parole ben note (presenti nel Vangelo di Matteo), per l’occasione rivisitate: abbiate cura di amare i vostri figli, ed il vostro prossimo, come amate voi stessi.

Appunto; COME amate voi stessi.

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