Professionalmente parlando, sono molto curiosa e molto ricettiva verso qualsiasi novità, e ho la tendenza ad approssimarmi dinanzi a tutto ciò che ancora non conosco con lo spirito di saperne di più e farmene una idea personale, per stimare se nei contenuti faccia o meno al caso mio.
Dopo aver letto anni or sono il libro di Brian Weiss “Molte vite, un solo amore”, a maggio di quest’anno è capitata occasione che per la prima volta in Italia ci fosse un seminario intensivo di 3 giorni presieduto proprio dallo stesso autore del libro che ho appena citato: ovviamente, non mi sono fatta scappare una così interessante opportunità ed in quei 3 giorni c’ero anch’io. Brian Weiss è uno psichiatra americano laureato alla Columbia University e alla Yale Medical School; ha venduto centinaia di migliaia di libri in tutto il mondo, ed a Miami (città in cui vive attualmente) si occupa di terapia di regressione e di psicoterapia spirituale. Il dottor Weiss cura patologie quali per es. attacchi di panico, depressione, nevrosi, etc., facendo ricorso all’ipnosi regressiva ed alla memoria delle vite passate: indotto in uno stadio di rilassamento profondo, il paziente ritrova la capacità di ricordare ogni avvenimento remoto della propria vita (dalla fanciullezza a centinaia o addirittura migliaia di anni prima), scoprendo in questo modo anche il senso, il significato e quindi la risoluzione della sua malattia corrente.
All’interno di tutto questo discorso, quello che a me ha soprattutto interessato e colpito non è stata tanto la valenza terapeutica dell’ipnosi regressiva (anche perché non sono né uno psichiatra né pratico ipnosi regressiva), quanto più l’inevitabile assunto che regredendo a vite passate…si possa fare l’esperienza di altre vite per la propria anima, e in definitiva si stia anche ricavando testimonianza di una vita oltre la vita. A prescindere da B. Weiss, ho sempre inteso la morte come un passaggio, una transizione da una dimensione ad un’altra, conservando anche un certo stupore personale dinanzi a questa mia naturale, istintiva e religiosa propensione verso ciò che credo rappresenti una grande incognita per ciascuno di noi. Capite dunque come date queste premesse, il desiderio di approfondire l’argomento attraverso esperienze in prima persona e soprattutto con un referente di comprovata fama internazionale, sia stato un passo più che breve.
Durante il seminario intensivo di 3 giorni, io e tutti gli altri presenti siamo stati guidati dal dottor Weiss in numerose regressioni di gruppo sia per sperimentare uno spazio ed una dimensione oltre il livello di percettibilità dei nostri 5 sensi, che per avere esperienza di un’anima (la propria) che passando di corpo in corpo e di vita in vita riesce a trascendere la morte nell’accezione comune del termine.
Personalmente, nella pratica è stato tutt’altro che semplice: non avendo alcuna esperienza in materia, mi è risultato del tutto impossibile fidarmi e affidarmi all’interno di un consesso di quasi 1000 persone. Così per ogni esperienza di ipnosi regressiva, la mia mente razionale è prontamente intervenuta impedendomi di andare oltre una certa soglia di “sicurezza” risvegliandomi con fastidiosi cerchi alla testa non appena tornavo pienamente cosciente (io che in condizioni ordinarie non so nemmeno cosa sia un mal di testa).
Da parte mia nessuna esperienza di reincarnazioni e vite pregresse (anche se conservo memorie e sensazioni legate all’Egitto e all’annegamento in acqua), ma per quel poco (o tanto – dipende dai punti di vista!) che mi sono permessa di sperimentare, sicuramente la convinzione che i nostri sensi non siano onnipotenti al punto tale da percepire tutto l’esistente (basti pensare per esempio ai suoni che gli animali, a differenza nostra, riescono ad udire), e che sì, per ogni anima nulla finisce con la morte del corpo e per ogni fine c’è anche un nuovo inizio.
Per offrirvi dettagli ulteriori, inserisco un estratto dal programma Voyager di cui B. Weiss è stato ospite e durante il quale ha praticato una dimostrazione di ipnosi regressiva:
Penso che a questo punto ciascuno abbia diritto e dovere di formulare una propria opinione personale a riguardo: qualcuno rivedrà le proprie considerazioni, e qualcun’altro no… Io mi sento di chiudere il post con un antico poema che dedico a quanti, come me, stanno stringendo nell’abbraccio del loro cuore anime care ora verso una nuova vita.
Non versare lacrime
Non sono lì, non sto dormendo.
Sono i mille venti che soffiano;
Sono il luccichio di diamante della neve;
Sono la luce del sole del grano maturo;
Sono la mite pioggia d’autunno.
Quando ti svegli, sono nella quiete del mattino;
Sono il veloce affrettarsi verso l’alto di uccelli silenziosi che volano in cerchi;
Sono la stella soffusa che splende di notte.
Non stare sulla mia tomba a piangere; non sono lì, non sono morto.
Antico poema Makah, Tribù Indiani d’America
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