Mai come quest’anno il 21 Dicembre è stata una data particolarmente significativa per più persone in tutto il mondo. Come molti sapranno il 21 Dicembre segna il solstizio d’inverno, che alle nostre latitudini corrisponde tra l’altro al giorno più corto dell’anno; e non solo, perché secondo il calendario della tradizione Maya il 21/12/2012 indicherebbe anche la fine del mondo (da aspettarsi alla mezzanotte del 20 dicembre 2012 sul fuso orario del centro America – in Italia le 6 del mattino).
Dall’Italia all’estero, le reazioni a questo fatidico e presunto evento sono state molteplici: c’è chi ha pregato (persino alcune compagne di scuola di Tommaso!), e chi come il cinese Lu Zhenghai ha investito i risparmi di una vita (una somma pari a 150.000 euro) per costruirsi un’arca di 22 metri di lunghezza – evidentemente aspettava l’apocalisse sotto forma di alluvione. I napoletani, tra corni e amuleti vari hanno proposto la cravatta anti-Maya, oltre ad organizzare party scaccia-sciagure ed il Corno Show (36 installazioni d’arte raffiguranti i celebri talismani, affinché chiunque avesse a strofinarli in gesto scaramantico). Dagli Stati Uniti alcune aziende hanno promesso la salvezza costruendo veri e propri bunker dotati di ogni confort (alcuni anche lussuosi con tecnologie hi-tech), mentre on-line numerosi video-guida spiegavano come equipaggiarsi per l’imminente count-down. Infine, in Russia (tradizionalmente sensibile ad ogni forma di esoterismo) il governo di Mosca è dovuto intervenire con un comunicato ufficiale per contenere scene d’isteria collettiva e arginare la corsa all’accaparramento di beni di prima necessità (andato a ruba in Siberia il “kit dell’apocalisse”!).
Di fatto non c’è stata nessuna alluvione e nessun altro epilogo catastrofico, quanto piuttosto un fraintendimento del calendario Maya che indicava semplicemente la fine di un ciclo e l’inizio di un altro (cosa ben diversa rispetto alla fine del mondo). Il 21 dicembre 2012 per i Maya finisce il tredicesimo B’ak’tun e inizia il quattordicesimo: la fine di un’era e l’inizio di un’altra, con cambiamenti anche significativamente positivi e non necessariamente tragici.
Personalmente ho vissuto questo evento (che qualcuno ha definito una leggenda ad hoc capace di generare un business di proporzioni universali) con assoluta serenità e pacatezza. Pensando a quello che questo 21/12 (su suggerimento dei Maya) avrebbe potuto significare, ho anche pensato che francamente a nessuno di noi servono i Maya per portare una nuova era nella propria e altrui vita: “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” diceva Ghandi, che a mio modo di intendere significherebbe qualcosa del tipo datti da fare e adoperati in prima persona per gli obiettivi cui aspiri (Maya o non Maya, appunto).
Altrettanto serenamente mi sono approcciata allo scenario più leggendario ed apocalittico (e cioè Game-Over per tutti al 21/12): so bene che la mia vita è un “viaggio” (non siamo esseri esseri umani con una vita spirituale, quanto più esseri spirituali che vivono una esperienza umana), so bene che prima o poi morirò (fa parte del cambiamento, dell’evoluzione e del viaggio) e so anche che l’unico modo per scongiurare la paura della morte è quello di vivere una vita dagli alti significati, una vita che sia espressione di chiarezza e coerenza con i propri valori e la propria mission personale. Ebbena, si da il caso che proprio quest’ultimo aspetto sia quello per il quale investo continuamente impegno, attenzione ed energie quindi…nessun problema! Ad ogni modo, in tutta onestà mi sarebbe proprio dispiaciuto dipartirmene eventualmente in quel fatidico 21/12 ;-); ho ancora così tante ma proprio tante cose da scoprire, fare e offrire!
Infine, tutto l’evento Maya in generale mi è stato d’ispirazione per riflettere secondo lo spirito della campana della consapevolezza, di cui parla anche Lucia Giovannini nel suo libro Tutta un’altra vita. Nel monastero francese di Plum Village, il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh ha dato vita ad un movimento dal nome Mindfulness Bell (campana della consapevolezza appunto), per permettere a chiunque di praticare costantemente un contatto autentico con se stessi e con le esperienze della propria vita. Quindi tutti i giorni, ad intervalli regolari viene suonata una campana con lo scopo di invitare ogni persona si trovi in quel luogo a sostare da ogni attività, prendere qualche minuto per fare dei respiri profondi, e assumere piena consapevolezza di sè, del momento presente, dei propri gesti e dei propri stati d’animo.
E in effetti, quanto spesso ciascuno di noi si fa assorbire dalla frenesia delle attività quotidiane, perdendo di vista completamente se stesso, le proprie esigenze, i propri obiettivi ed il proprio spirito? quanto spesso ciascuno di noi si ferma, respira, e si serve del silenzio e della calma per riportare chiarezza e lucidità nel proprio animo? E soprattutto, quanto vi sentite a vostro agio nel silenzio e nella calma?
Perché se proprio c’è e ci sarà una catastrofe nella nostra vita, non sarà certo per merito o causa dei Maya: quanto più per l’essersi accontentati semplicemente di condurre un’esistenza, piuttosto che vivere veramente e consapevolmente.
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