Un giorno degli animali si radunarono nella foresta e decisero di aprire una scuola. Un coniglio, un uccello, uno scoiattolo, un pesce ed una anguilla costituirono il corpo docente.
Il coniglio insistette affinché nelle materie di insegnamento ci fosse la corsa. L’uccello pretese di introdurvi il volo. Il pesce volle a tutti i costi aggiungervi il nuoto, e lo scoiattolo s’intestardì esigendo che fosse insegnata l’arrampicata sull’albero in perpendicolare. Ognuno insomma volle che la propria specialità diventasse materia di insegnamento, e così alla fine ci misero di tutto pretendendo che ogni animale frequentasse ogni disciplina.
Proprio questa scelta fu l’inizio dei guai. Il coniglio, pur essendo un portento nella corsa, non riusciva a inerpicarsi su un albero in verticale; per lui quella materia era davvero un problema. A furia di cadere all’indietro riportò una sorta di lesione cerebrale, e da quel momento in poi non riuscì nemmeno più a correre. Il risultato finale? Oltre a confermarsi un disastro nell’arrampicata in verticale, peggiorò invariabilmente nella corsa.
La stessa sorte capitò all’uccellino, un asso nel volo in grado di compiere bellissime evoluzioni ma…non altrettanto brillante quando gli venne richiesto di saper scavare con le zampe la tana nel terreno. Si ruppe il becco, rovinò le sue ali, e avanti di questo passo retrocesse persino dalle sue precedenti abilità nel volo.
Fu così che gli animali compresero che nessuna scuola avrebbe potuto funzionare con queste premesse, e che sarebbe stato molto meglio che tutti tornassero a fare ciò che erano bravi a fare…cercando semplicemente ogni giorno di migliorare ciò che non sapevano fare bene.
“La scuola degli animali” di Leo Buscaglia – da Vivere Amare Capirsi
Questa la scuola degli animali di Buscaglia; non molto differente la scuola degli esseri umani che noi stessi frequentiamo (o abbiamo frequentato a suo tempo). Il principio è lo stesso: l’indottrinamento di più discipline facenti capo a diverse competenze, contenuti, capacità. E anche i rischi sono potenzialmente gli stessi, ovvero: trascurare l’individuo, le sue potenzialità e le sue attitudini a fronte di un insegnamento omogeneo e standardizzato.
Vi è mai capitato nel corso degli anni, di restare stupiti dinanzi alla sorprendente carriera professionale di certe persone (magari anche vostri conoscenti) che al contrario, non erano per nulla brillanti ai tempi della scuola? e com’è possibile che modesti esordi accademici siano stati anticamera di ascese lavorative degne di nota? Vi faccio alcuni esempi famosi: Albert Einstein non ottenne la regolare licenza media; Charles Darwin andava così male a scuola da essere ritenuto una disgrazia per la sua famiglia; Rita Levi Montalcini pare non avesse pagelle particolarmente brillanti, soprattutto in fisica e matematica; infine Lev Tolstoj (il celebre scrittore di Anna Karenina e Guerra e Pace), non riuscì ad ottenere la laurea in giurisprudenza per il suo scarso rendimento accademico.
Chiunque è un genio, ma se tu giudichi un pesce per la sua abilità di salire su un albero vivrà eternamente con la sensazione di essere uno stupido. – Albert Einstein
Ognuno di noi conserva in sé il seme della genialità, ed è ovvio che ogni contesto contribuirà in maniera differente allo stimolo e sviluppo delle proprie potenzialità. Albert Einstein per esempio, pur avendo fatto intuire ai familiari di possedere un’intelligenza precoce e fuori dal comune, non si distinse particolarmente a scuola proprio perché entrò in conflitto con il sistema di insegnamento tedesco.
L’unico aspetto che accomuna tutti gli esseri umani, è proprio il fatto di essere ciascuno diverso dagli altri (per attitudini, intelligenza, predisposizioni, etc.). Quindi quanto è sensato valutare le persone sulla base di prove standard che mancano di una taratura personale e soggettiva? Quanto è sensato allineare i risultati scolastici di un individuo, con i potenziali risultati di tutta la sua vita? Pensate all’esempio di Lev Tolstoj, appunto…
Il nostro ordinamento scolastico opera secondo i presupposti che vedete in figura: un insegnante che esamina un uccello, una scimmia, un pinguino, un elefante, un pesce, una foca ed un lupo (ovvero un insieme eterogeneo di individui per attitudini e capacità) chiedendo loro di affrontare la stessa prova – arrampicarsi su un albero. Ovviamente qualcuno affronterà la prova meglio di altri, e qualcuno non riuscirà affatto.
E ovviamente, per gli studenti che siamo stati noi e per gli studenti che sono ora le nuove generazioni, mai dimenticare che il risultato finale è indicativo solo di alcune specifiche e circoscritte capacità; la vita invece, fatta di resilienza, curiosità, passione, cambiamento, adattamento, etc….è anche molto di più!
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