Anno 2013: a scriverlo (e dirlo) fa un pò effetto. Sembra una data da film futuristico e invece…è ora, è assolutamente il presente! Inutile considerare quanto in fretta passi il tempo, anche perché ciò che suggestiona non è tanto lo scorrere del tempo quanto piuttosto gli obiettivi ed i traguardi che nel tempo stiamo raggiungendo.
Da più parti sento enunciare il classico adagio anno nuovo, vita nuova, e mi vien da sorridere al pensiero che certe persone siano ancora alla ricerca di un pretesto quale quello di una fatidica data, per pilotare suggestivi cambiamenti nella propria vita.
Sappiamo bene che non occorre un cambio d’anno (né tantomeno i Maya!) per iniziare alcunché di nuovo nella nostra esistenza: basta semplicemente decidere…e ovviamente agire.
Una volta che abbiamo deciso e ci muoviamo all’azione, ogni singolo istante è nostro efficace alleato; nessun tempo futuro da data in calendario, quanto piuttosto ogni attimo presente.
A questo proposito vi racconto una storia, che molto ha a che fare con il cambiamento e con la fatica legata al raggiungimento di qualsiasi obiettivo che implichi trasformazioni profonde nella nostra vita e nella rete consolidata di abitudini e consuetudini personali (in altre parole, cambiamenti che ci stiano spingendo fuori dalla nostra zona di confort).
Perchè al di là di qualsiasi cosa vogliate/dobbiate raggiungere, non importa quanto sia lontana e impervia la meta aspirata, non importa quanto ambizioso, difficile e sfidante sia l’ostacolo che dovete superare: a fare la differenza sarà sempre e solo il vostro atteggiamento, e con esso l’energia che sosterrà tanto i vostri pensieri quanto il vostro animo.
Una giovane donna in difficoltà, stanca e afflitta per le molte avversità della sua vita, decise un giorno di interpellare il padre per ricevere da lui qualche saggio consiglio che le fosse di conforto e sostegno.
La donna si sentiva sfinita e priva delle energie necessarie per affrontare i numerosi problemi che la stavano tormentando; i suoi occhi ormai da tempo erano velati da preoccupazioni di ogni tipo, e la sua mente ed il suo spirito restavano incapaci di reagire con la necessaria tenacia e determinazione.
Suo padre, uno stimato chef, la accolse nella cucina in cui si approssimava a lavorare per adempiere alle attività della giornata; intento ad ascoltare i racconti della figlia, d’un tratto estrasse dai cassetti 3 pentole poco voluminose che depose sui fuochi ricolme d’acqua.
La ragazza prese a raccontare tra lacrime e singhiozzi, tanto le vicende personali animavano e commuovevano di rinnovato dispiacere il suo cuore; malgrado le urgenti afflizioni della figlia, lo chef tuttavia non smise per un attimo di adoperarsi ai fuochi e quando notò che l’acqua precedentemente preparata cominciava a bollire, tuffò nella prima pentola una carota, un uovo nella seconda pentola, e una manciata di chicchi macinati di caffè nell’ultima restante.
A quel punto si sedette osservando tacitamente la cottura dei tre alimenti; la donna invece, attonita per il comportamento apparentemente distaccato del padre, asciugò le lacrime e prese ad osservarlo con grande stupore e stordimento domandandosi la ragione di tutta quella apparente indifferenza.
Passarono alcuni silenziosi minuti, al termine dei quali lo chef si rialzò e spense i tre fuochi: quindi, infilò la carota con una forchetta e la depose su un piattino; scolò l’uovo e lo mise su un secondo piatto; infine filtrò il caffè e versò l’acqua in una tazza da cui se ne poteva apprezzare l’aroma intenso.
A quel punto, si girò verso la figlia e osservandola con amore le disse: “Cara, ti ho offerto tempo per calmarti e mostrarti ora anche dell’altro. Per favore, osserva quanto ho preparato e scegli: carota, uovo o caffè?”.
La ragazza non capiva il senso della messinscena, e chiese al padre cosa intendesse significare con la sua domanda. “Dimmi cosa vedi” le chiese il padre in risposta.
“Semplicemente una carota, un uovo e del caffè”, aggiunse la donna incuriosita. “Bene, ora avvicinati e dimmi qual’è la loro consistenza”.
E la figlia constatò che la carota era così morbida e friabile da rompersi e risultare malleabile al tocco della forchetta; l’uovo era così sodo che nemmeno cadendo si sarebbe più potuto disfare; i chicchi di caffè si erano invece sciolti nell’acqua ed erano divenuti una bevanda gustosa ed apprezzabile.
Umilmente domandò: “Che cosa significa tutto questo?”.
“Figlia mia, come hai potuto osservare con i tuoi stessi occhi, ciascuno di questi tre cibi è entrato in contatto con l’avversità di un elemento a loro ostile ed imprevisto: l’acqua bollente…della vita. La carota, da forte e dura qual’era, ora è completamente indebolita e si sfalda alla minima pressione; l’uovo, un tempo fragile e internamente succoso, si è indurito ed ora il guscio sottile racchiude un interno solidificato e rappreso; il caffè invece, il caffè ha reagito diversamente perché è stato l’unico ad agire direttamente sull’acqua trasformandola, e per il tramite dell’acqua bollente (l’avversità) è divenuto esso stesso un infuso unico e di pregio.
Ora sta a te comprendere, e decidere: come scegli di affrontare le avversità della tua vita? opponendoti ad esse, fino a rischiare di restarne schiacciata ed indebolita? oppure consentendo alle difficoltà di permeare e stravolgere il cuore morbido dei tuoi affetti e del tuo animo, così da indurirli ed alienarli in modo ormai irrimediabile?
O ancora, vuoi servirti delle difficoltà per esprimere la parte migliore di te stessa, per sviluppare ed allenare la tua forza, i tuoi talenti e le tue potenzialità, smettendo di restarne vittima quanto piuttosto vincendo sia su te stessa che sulla vita intera?”.
Come diceva A. Einstein, nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità e fioriscono le occasioni, a patto ovviamente (aggiungo io) sia di voler vedere tali occasioni ed opportunità che soprattutto di crederci.
Perché fintanto che il nostro atteggiamento indugerà esclusivamente in atteggiamenti pessimistici e di autocommiserazione, ci negheremo la possibilità di qualsiasi schiarita all’orizzonte; avete mai percorso una strada notturna con la pretesa di illuminarla tenendo ogni luce spenta?
Anziché biasimarci con domande del tipo “perché a me?”, capovolgiamo il senso dei nostri interrogativi (e dei nostri pensieri) chiedendoci piuttosto: “cosa c’è qui per me?” in che modo quello che mi sta capitando mi sta offrendo occasione per migliorare? quali nuove abilità è importante ora che alleni ed eserciti?
Certamente nessuno di noi è super-performante, ed è ammissibile che dinanzi ad una serie di difficoltà vi sia una reazione immediata di scoraggiamento, delusione ed amarezza; l’importante però è non restarne preda, l’importante è fare anche altro, l’importante per esempio è scegliere dei comportamenti (e dei pensieri) che siano generativi piuttosto che de-generativi.
Ricorda: ciò che annega non è il fatto di essere caduto in acque profonde, quanto più il fatto di non fare nulla per uscire da quelle acque profonde.
Dunque: carote, uova o…caffè?
Lascia un tuo commento al post: mi fa molto piacere sapere cosa ne pensi, grazie!