Sia ben chiaro: per parte mia, io vorrei che tutti quanti studiassero.
Per essere più precisa, io vorrei che tutti studiassero cose come Torquato Tasso. E Einstein, Kierkegaard, John Donne, Galileo, Aristotele (in greco) e Goethe (in tedesco).Le cose più difficili al mondo, insomma, ostiche, lontane.
Quelle per cui a un certo punto ti viene da mollare tutto e dici: basta, non ce la posso fare… ma poi magari dopo quattro ore o quattro giorni o quattro anni che ti ci arrovelli su, di colpo avverti che la mente ti si apre, e ce la fa!
E come per miracolo capita una cosa davvero eccezionale, che mai avresti immaginato: sei soddisfatto di te.
La soddisfazione di sé: questo sentimento così intimo e appagante, che dal nulla e per un nonnulla ci fa sentire così bene, di avere una funzione, di assolvere a un compito e di intravedere, attraverso le nebbie dell’esistenza, una parvenza di senso…
Che sia far bene la polenta così che non attacchi, o una cena per gli amici con la tovaglia giusta e le candele, o il progetto di un ponte che non cada, un libro che resti al di là del tempo, un ricamo che abbellisca uno stupido cuscino, asfaltare bene un pezzo di strada in modo da togliere le buche e le auto non ci cadano più dentro, pulire i vetri senza lasciare aloni, studiare un capitolo di storia e poi saperlo…
Non importa che cosa, importa la soddisfazione di sé. Ne capiamo forse meglio il senso dal suo contrario, quel che Seneca chiamava il displicēre sibi: dispiacere a se stessi, avere la sensazione amare di non aver fatto bene, non piacersi.
È per questo che vorrei che tutti ancora studiassero, soprattutto le cose difficili. Per la soddisfazione di sé che si prova. Per quella felicità mentale, interna, solo nostra, mentale perché attiene in modo specifico al funzionamento particolare della nostra mente: come se sentissimo gli ingranaggi cerebrali lavorare, ne avvertissimo lo sfrigolio meccanico, perfino l’odore un po’ ferrigno e oliato. Una specie di gusto fisico di quell’ingegno, o meglio marchingegno, che ci portiamo dentro.
Di lì non si torna indietro. Una volta che sai che puoi abitare mondi mentali, non vorrai essere altrove né fare altro.
O vagherai disperso, e farai altro con una perenne insoddisfazione, e senso di incompletezza, e nostalgia per quegli altri mondi che ora sai che esistono e che sarebbero i soli che tu adesso vorresti frequentare, perché sono infinitamente più grandi di questo, estesi, liberi, disinteressati, nobili. Nulla ti darà lo stesso gusto, ed è possibile che le cose che prima ti piacevano, come guardare la tivù, chattare, navigare per ore in Internet, ti piacciano sempre meno.
Ecco, questo vorrei. Per tutti.Paola Mastrocola, Togliamo il disturbo
Anno 2017 ormai chiuso, anno 2018 appena iniziato.
Tempo di bilanci, nuovi propositi e strategie di riferimento da adottare per essere ogni giorno la versione migliore di ciò che eravamo solamente un giorno fà.
Alcuni aspetti in comune a molte persone di successo (persone assolutamente ordinarie che si distinguono per la costanza con cui applicano abitudini fuori dall’ordinario) si riassumono in parole chiave quali per es. flessibilità, audacia, perseveranza, strategia, resilienza, motivazione, focus, etc.
Per ispirarti e guidarti in direzione di queste qualità ho preparato una serie di domande di autocoaching che ti invito a completare per iscritto su quello che diventerà poi il tuo diario personale di riferimento.
Scrivi scrivi e ancora scrivi, dedicati alcuni momenti di tempo assoluto per entrare in contatto con te stesso, e scegli di iniziare il nuovo anno all’insegna della chiarezza e determinazione.
- Cos’hai imparato di nuovo nell’anno che sta per volgere al termine?
- Quali importanti sfide hai affrontato e superato?
- Rispetto a cosa ti senti orgoglioso di te stesso?
- Quali abitudini di successo hai appreso e sperimentato? Con quali risultati?
- Quali insegnamenti hai maturato dall’esperienze di quest’ultimo anno?
- Quali nuovi traguardi…quali meravigliose ambizioni custodisci per l’anno che sta per arrivare? Fai un elenco mettendo in cima ciò che per te è prioritario
Infine, una strategia molto pratica che rappresenta una formula vincente per mantenere il focus sui tuoi obiettivi allenandoti al valore della disciplina e della costanza: la Formula 90-90-1 di Robin Sharma.
Ovvero: ogni giorno e per i prossimi 90 giorni, dedica i primi 90 minuti del tuo tempo esclusivamente ad uno (e uno solo) dei tuoi nuovi progetti (inizia da quello più importante).
In altri termini: focalizzazione, persistenza, presenza.
Potrà non essere semplice (specie all’inizio) ma sicuramente rappresenta una pratica vincente per forgiarti a quella serie di abitudini fuori dall’ordinario che le persone di successo applicano in maniera ordinaria.
E se vuoi fare parte del club di quel 5% di persone che hanno successo nel mondo…devi essere disposto a fare anche tu ciò che solo quel 5% di persone ogni giorno mette in pratica.
Senza tecnica, il talento non è altro che un abito sporco.
Georges Brassens
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