Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni.
P. Coelho
Alcuni giorni fa conversavo con una persona estremamente preoccupata per il futuro della propria carriera professionale.
Il suo dilemma era costituito dall’incapacità di conciliare le esigenze economiche/lavorative, con i ritmi di una relazione sentimentale nascente e assolutamente travolgente.
“Sono un perfezionista, e credo che fare bene qualcosa significhi dare il massimo di se stessi a 360 gradi (attenzione, impegno, preparazione, tempo, etc.).
Non stupisce dunque che fino all’anno scorso abbia fatto del lavoro il centro della mia vita: uscivo la mattina alle 7 per rientrare a casa anche alle 22 di sera.
Volevo eccellere nella mia professione, e di conseguenza non c’era tempo per altro.
Lo ammetto: ho vissuto periodi e ritmi ai limiti dell’esaurimento nervoso, con situazioni borderline per la mia salute. Tuttavia, il rovescio della medaglia (come previsto) non si è fatto attendere.
Ho riappianato tutti i debiti, vivo in una casa di mia proprietà, possiedo una macchina di un certo prestigio, e finalmente posso uscire a cena ogni volta che voglio.
Tutto questo fino a qualche mese fa, quando casualmente ho conosciuto la mia attuale compagna di cui sono follemente innamorato.
Ovviamente ho smesso di lavorare come un dannato per concedermi finalmente del tempo da investire nella mia relazione personale. Purtroppo però il prezzo da pagare non è mancato.
Lavorando di meno, guadagno anche molto meno e inevitabilmente mi sento poco appagato come uomo. Tuttavia non voglio tornare ai ritmi di un tempo; basta con l’adrenalina e i litri di caffè.
La vita è una sola, e ora desidero anche una famiglia.
Credo non si possa avere tutto dalla vita, e dando priorità agli affetti dovrò per forza ridimensionare le mie aspettative lavorative ed imparare ad accontentarmi.
Non sei d’accordo anche tu?”.
No, non sono d’accordo.
E spiego le mie ragioni in 3 semplici passaggi che si riveleranno strategici per realizzare i tuoi sogni, arginare le difficoltà, e vivere all’altezza delle tue potenzialità.
#1. Pretendi il massimo
La vita è questa. Niente è facile, e nulla è impossibile.
Giuseppe Donadei
Non chiedere che le cose siano più semplici; piuttosto, pretendi da te stesso di essere più forte.
Difendi i tuoi sogni e non farti sedurre dalla scorciatoia di eventuali compromessi: credi davvero che sarai felice se ignorerai le tue aspettative accontentandoti di una vita di “serie b”?
Sii grato per ciò che hai, e al contempo non smettere mai di cercare ciò che è ideale per te.
Ogni giorno fai il possibile per avvicinarti sempre di più ai tuoi sogni, e quando il gioco si fa duro affila la lama di ogni tua risorsa (mentale, emotiva, creativa, intuitiva, etc.) anziché abbassare la posta in gioco.
Regalati sempre il tuo massimo, non lesinare gli sforzi, e renditi fiero ed orgoglioso di chi sei e cosa fai.
Ben presto ti renderai conto di quanto il traguardo sia un’ambizione relativa, perché la vera meta in realtà è il viaggio di ogni tuo passo…
#2. Varca i limiti della tua immaginazione
Due neonati parlano nel ventre della loro mamma. Uno di loro chiede all’altro:
“Tu credi nella vita dopo il parto?”.
“Certo! Qualcosa deve pur esserci dopo il parto… Anzi, forse io e te siamo qui proprio per prepararci a quello che saremo nell’altra vita”.
“Sciocchezze, è impossibile: non c’è alcuna vita dopo il parto. Come potrebbe mai essere? Esiste solo quello che conosciamo e sappiamo”.
“Beh sì, non so dirti come possa essere ma sicuramente… ci sarà più luce che qua. E magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca”.
“No ma…ti stai ascoltando?! Perché quello che dici non ha alcun senso. Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca…ridicolo! Noi abbiamo il cordone ombelicale come via d’alimentazione, che tra l’altro è troppo corto per nutrirci fuori dalla pancia… Pertanto ascoltami bene: la vita dopo il parto è da escludere sotto ogni prospettiva”.
“Invece io credo debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui”.
“Nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto; dunque il parto deve essere la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla”.
“Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto… Ma sicuramente vedremo la mamma, e lei si prenderà cura di noi!”.
“Mamma? Tu credi nella mamma? Dove la vedi…e dove credi che sia lei ora?”.
“Dove?! La mamma è tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe”.
“Raccontala come vuoi; tanto io non ci credo. Non ho mai visto la mamma, per cui è logico che non esista. E tu sei solo un povero illuso e sognatore”.
“Ok ma a volte, quando siamo in silenzio, io riesco a sentirla o a percepire come accarezza il nostro mondo. Sento delle emozioni, delle vibrazioni…ed è proprio lei che ce le trasmette.
E le mie sensazioni sono anch’esse un dato di fatto. Sai? Io penso proprio ci sia una nuova vita che ci stia aspettando e che tutto ancora può accadere…”.
Non restare confinato nei limiti della razionalità e dei sensi; consenti alla vita di stupirti, e permetti che cose e situazioni al di là del tuo immaginario possano capitare.
Perché questa è la vita.
Molto più di quanto tu possa credere.
Molto più di quanto tu stia attualmente sperimentando.
Datti il permesso di immaginare cose mai esistite, e finalmente chiediti anche tu: perché no?
#3. Applica il principio di Pareto
…e se fosse possibile lavorare di meno e guadagnare addirittura di più?
E se davvero esistesse una forma di attività che permetta alle persone di avere abbondanza di tempo libero da dedicare a se stessi, i propri familiari e la salute?
Non è detto che per guadagnare parecchio sia necessario lavorare molto (come sostiene la persona di cui ti ho raccontato all’inizio).
Quel che serve è fare bene, e non tanto.
Lavora in qualità piuttosto che in quantità, e ottimizza consapevolmente ogni tuo sforzo e decisione.
A questo proposito l’economista Pareto espresse un principio (il Principio di Pareto appunto, denominato anche “80/20”), che evidenzia come un numero minimo di fattori (20%) sia sufficiente a realizzare la maggior parte (l’80%) di un risultato.
Ovvero il 20% della tua attività genera l’80% del tuo lavoro; il 20% della popolazione detiene l’80% delle risorse disponibili; o ancora, il 20% del tuo tempo è sufficiente a realizzare l’80% dei tuoi obiettivi.
In altri termini: liberati di tutto ciò che di superfluo e delegabile congestiona la tua professione, concentrati su quanto di essenziale è bene perfezionare e migliorare, sbarazzati di distrazioni e tempi morti, e (interpretando il Principio in modo differente) concentrati su quel 20% dei tuoi problemi che per l’80% stanno rallentando il tuo sviluppo.
Ora tira fuori dal cassetto il tuo sogno e rifletti con me nello spazio riservato ai commenti più sotto:
- In che misura il tuo progetto è ambizioso e grandioso?
- Fino a che punto si spinge ai limiti di ciò che è comune e credibile?
- Quanto efficacemente ti stai impegnando per il suo raggiungimento?
Buona Vita!
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